I want to know God's thoughts.... the rest are details. Albert
Einstein
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Quanto segue e precede sono solo sfumature poste
tra il bianco e il nero. Frutto di compromessi che non ci aiutano a scorgere
la verità.
Dobbiamo solo decidere
da che parte stare.
La forza della Fede in un ideale, annulla ogni
dubbio, il quale non riesce più ad influenzare la coscienza, che
in condizioni di compromesso, inevitabilmente urterebbe, contro le
nostre debolezze, generandoci sensi di colpa.
la forza non deriva dalla capacita fisica. Deriva da una volontà indomita. |
Non smettiamo
mai di combattere.
Ma soprattutto, non pensiamo mai di aver vinto, perché è
proprio in quell'istante, che abbassando la guardia, diventiamo vulnerabili.
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La guardia alta deve essere uno "stato mentale"
e spirituale. Perché il nemico (il male)
è sempre in agguato. Tanto più
abbassiamo la guardia, tanto più offriamo al nemico la possibilità
di gioire delle nostre debolezze. Anche il "riposo"
non sia mai totale. La tregua totale, è
solo quella eterna. Il riposo del Guerriero
non esiste. Il Guerriero non riposa
mai.
Il nemico non è mai la sofferenza che ci è
procurata,
che al contrario ci tempra e ci eleva spiritualmente.
Il nemico vero è la causa che
ci procura la sofferenza.
Contro il male, teniamo sempre la guardia
alta.
La scelta di una guida giusta è fondamentale
per la comprensione degli sports da combattimento come la kickboxing.
Qualcuno, asserisce, che solo i giapponesi
possono essere degli autentici maestri in queste discipline.
A nostro modo di vedere, sarebbe come voler affermare:
che essendo il calcio nato in Inghilterra, i migliori tecnici, debbano
essere necessariamente inglesi, o che per diventare monaci zen o guru yoga
si debba avere il passaporto nipponico o indiano. Tutto
ciò, naturalmente non ha molto senso.
Anni di esperienza e continue osservazioni mi hanno insegnato, che chiunque abbia percorso con mentalità umile e predisposta, la via degli sports da combattimento, ha maturato le conoscenze idonee per essere potenzialmente un buon maestro.
L'avere gli occhi a mandorla o essere campioni del mondo, forse potrà aiutare sensibilmente al primo impatto col discente, ma tutto ciò, alla lunga non potrà più bastare.
Essere buoni maestri, e non semplici allenatori è difficile, spesso è una dote naturale, che costa molta fatica affinare ed è negata ai più.
Il maestro, deve suscitare l'entusiasmo nei bambini, essere il loro compagno di giochi e nel frattempo il fratello maggiore che da validi consigli.
Deve ottenere la stima degli agonisti, il rispetto
degli istruttori anche senza necessariamente superarli nel combattimento
in palestra.
Dimostrare (se ancora fosse necessario), che si
è in grado, di reggere certi tipi di allenamento e perfezionare
nuove tecniche per differenziare l'unità didattica, dando così
nuovi e continui stimoli atletici a coloro che pensano di essere
già bravi. Deve ottenere
la fiducia incondizionata degli atleti e degli istruttori più anziani
in grado ed in età. Infondere
fiducia a tutti, bambini e non, dimostrando che il gradino che separa la
loro tecnica dalla propria è molto piccolo e facilmente superabile,
Deve saper adattare
continuamente la propria didattica, alle necessità individuali ed
in continua evoluzione degli atleti più eterogenei, maschi o femmine
che siano, rilevandone sistematicamente le opportune differenze, sia fisiche
sia psichiche sia emotivo-spirituali. In condizioni
particolari, deve essere calmo ed equilibrato.Nutrire
il massimo rispetto per tutto e tutti, per qualsiasi altra disciplina che
non sia la sua e mettere al centro d'ogni cosa Dio.
Se tutto ciò si dovesse concretizzare, si stabilirebbe fra il maestro e l'allievo, un legame di tipo emotivo-spirituale per tutta la vita, anche nella più grande lontananza fisica.
Un legame simile al processo del transfert nella psicanalisi, che consente la trasposizione inconscia dei sentimenti positivi, da parte dell'uno nei confronti dell'altro. Questo legame spirituale e sensitivo. In Giappone è chiamato "kimuchi".
Accade quindi, che l'allievo ancora in via di formazione
psicosomatica, e soprattutto spirituale, come ad esempio, bambini ed adolescenti,
possano assorbire molto di più dal comportamento e dall'esempio
del proprio insegnante che non dalle lezioni tecniche vere e proprie che
questi gli impartisce.
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Ed è proprio dai frutti, che spesso si riconosce se la pianta è buona o cattiva, così come i figli, dalle famiglie. Qui nasce l'importanza dell'esempio, da parte degli istruttori e dei gradi superiori.Il comportamento, la frequenza, l'esempio, la testimonianza, l'ordine e la disciplina esteriore ed interiore, assumono un ruolo di primaria importanza.
E' inoltre importante far notare all'allievo, che bisogna sapersi plasmare ed adattare a secondo dell'ambiente e delle persone con le quali si comunica e che ad esempio esiste una differenza d'ambiente tra gli spogliatoi luogo ove entro certi limiti si può discutere e scherzare e la palestra, intesa unicamente come luogo di studio, lavoro e accrescimento.
E' importante che queste regole non vadano intese
unicamente come dogmi inscindibili, ma che esse siano motivate e
legittimate da principi d'etica, educazione e professionalità, da
adottare e rispettare come "modus vivendi".
Nella tradizione orientale, il maestro è anche colui che, più avanti di altri nello studio e nella spiritualità, si dedica gratuitamente ad aiutare il prossimo lungo la strada da lui già percorsa.
Il discepolo, dal canto suo, si deve occupare del mantenimento del maestro ed è disposto ad ogni sacrificio pur di ottenere il massimo insegnamento.
Ciò, ai nostri tempi e nella nostra civiltà, un simile atteggiamento, purtroppo apparirebbe quantomeno anacronistico.
D'altro canto oggi, senza discostarci molto dal passato,
l'allievo inoltra una quota alla scuola alla quale è iscritto e
tale retta rappresenta in qualche modo il compenso per il maestro.
Ciò nonostante, è importante che non
si venga a stabilire un mero rapporto di dare-avere, poiché
se il maestro, lo fa' davvero con amore sincero, cercherà di dare
sempre il massimo di ciò che ha maturato durante il suo cammino.D'altra
parte, il discente umile ed avveduto, capisce che non esiste una contropartita
economica per l'arricchimento che gli è stato trasmesso.
Ciò che il maestro deve saper dare, è
la componente del transfert del quale si è scritto sopra.Dovrà
essere un rapporto educativo, sincero e reciproco, nella continua ricerca
di veri e quanto possibile, profondi momenti d'aggregazione e d'affetto.
Osservando gli allievi, coglierà e valorizzerà
in ognuno di loro quelle diversità che li contraddistinguerà
nel cammino futuro e che permetterà loro se portate a profitto,
di emergere positivamente nella vita quotidiana, come individui unici
ed irripetibili.
ll buon maestro, deve anche sapersi offrire a tutti,
non solo per la conoscenza che ha della salvaguardia e la prevenzione della
salute spirituale, ma anche come vocazione culturale e filosofica, per
contribuire al completo sviluppo della personalità umana, come veicolo
pedagogico e scuola di vita. Se un
allievo è timido, il maestro dovrà insegnargli ad avere maggior
fiducia in se stesso.
Se al contrario l'allievo è irrequieto
o troppo vivace, il maestro dovrà controllare e canalizzare nel
modo più corretto questa aggressività e far in modo che possa
essere utilizzata positivamente nei rapporti col prossimo e con l'ambiente.
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La parola di un Uomo è incisa
sulla roccia e la roccia non può essere ne stracciata né
bruciata.
Tradire il proprio onore, vuol dire prostituirsi
ad una ragione più comoda.
Tradire il proprio onore, vuol dire avere
paura del peso della fedeltà.
Un Uomo che tradisce il proprio onore resta
vuoto.
Da solo a sprofondare nelle proprie infermità.
Non ha più nulla da donare.
Non ha più nulla su cui contare.
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